Ricordo bene il suo sguardo
Poesia, apparentemente inedita, attribuita a Fernando Pessoa. Traduzione, priva di attribuzione, circolante sul web almeno dal 2005.
[Scena di un salotto: una vecchia poltrona, un tavolino basso, uno scaffale con vetrinetta, colmo di libri; più discosti, un portaombrelli e un appendiabiti, con giacca, cappello e ombrello ai loro posti. Sopra il tavolino una scatola di sigari, un posacenere, una clessidra e, sul suo supporto, un lucido, pesante binocolo da marina. A. siede sulla poltrona, di fronte al pubblico. Musica di violini in sottofondo.](pensoso, fissandosi le mani) Ricordo bene il suo sguardo.
(alza gli occhi) Attraversa ancora la mia anima
come una scia di fuoco nella notte. (un fascio di luce balena per un attimo, in alto sulla platea)
(più convinto) Ricordo bene il suo sguardo.
(dubbioso) Il resto… (fa un gesto come per scacciare una mosca, ma con lenta rassegnazione)
(rattristato) Sì, il resto è solo una parvenza di vita.
(improvvisamente lieto, alzandosi) Ieri ho passeggiato per le strade (guarda in alto, raddrizza le spalle)
come una qualsiasi persona. (cammina attorno)
(volta la testa qua e là) Ho guardato le vetrine spensieratamente (osserva i libri nello scaffale)
(sospira, rattristato) e non ho incontrato amici con i quali parlare.
(s'ingobbisce) D’improvviso mi sono sentito triste, mortalmente triste,
così triste (prende la clessidra e la osserva) che mi è parso di non poter vivere un altro giorno ancora,
e non perché potessi morire o uccidermi, (fa il gesto di scagliare la clessidra a terra)
ma solo perché sarebbe stato impossibile
vivere il giorno dopo (lascia ricadere il braccio, sospira), e questo è tutto.
[Posa la clessidra, prende un sigaro, si lascia cadere in poltrona.](amaramente) Fumo, sogno, adagiato sulla poltrona. (posa il sigaro)
(prende il binocolo…) Mi duole vivere in una situazione di disagio. (…e lo tiene sulle gambe, accarezzandolo lentamente)
[La musica, rimasta in sottofondo finora, sfuma e s'interrompe.](quasi implorando) Debbono esserci isole verso il sud delle cose (la musica riprende, più alta)
(alza la voce) dove soffrire è qualcosa di più dolce,
dove vivere (la voce si spezza, riprendendo a calare) costa meno al pensiero,
e dove è possibile chiudere gli occhi (li chiude)
(con voce impastata, reclinando la testa) e addormentarsi al sole (una luce gli illumina il viso)
e svegliarsi (riapre gli occhi, si scrolla leggermente) senza dover pensare a responsabilità sociali
né al giorno del mese o della settimana che è oggi. (fissa la clessidra, quindi si alza sospirando)
[Rimane in silenzio, pensieroso, mentre mette a posto il binocolo e indossa giacca e cappello.](fra sé, con timore) Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere, (accenna un inchino)
a un cuore eccessivamente spontaneo (si porta una mano al petto)
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale (si stropiccia gli occhi)
che accompagna col piede (accenna un passo di danza)
la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta,
(rassegnato) tristi canzoni, (prende l'ombrello) come le strade strette quando piove.
[Si avvia fuori scena, fermandosi un momento alla porta (invisibile), mentre la musica sfuma e si sente un lento tamburellare di gocce. Sipario.]Media correlati:
- Un’interpretazione, diversa dalla mia idea ma comunque molto bella, realizzata da Anna Maria Fazio (LastCry);
- “Canzone dalla fine del mondo”, dei Modena City Ramblers, per quell’onirico, struggente bisogno di un’“isola verso il sud delle cose”.
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