Michael Ende - La storia infinita
(non-recensione con spoiler)
Il libro, voglio sperare, non ha bisogno di presentazioni. Con la celebrazione, nel 2019, del quarantennale dalla prima pubblicazione tedesca, è oltretutto uscita - finalmente! - anche l'edizione e-book italiana, con tanto di capilettera e testo bicolore, ricalco della versione cartacea tanto amata da svariati lettori… perciò, be’, una vera e propria recensione sarebbe davvero tardiva.
Da piccolo, quando lo lessi per la prima volta, fu soprattutto la meraviglia delle molte creature e di alcuni luoghi a colpirmi: gli ambasciatori nel Bosco Frusciante, Ygramul Le Molte, Uyulala, la Torre d’Avorio, il Bosco Notturno di Perelun, indissolubilmente legato al Deserto Colorato di Goab, e ancora il Tempio delle Mille Porte, Donna Aiuola e la Casa che muta, la miniera delle immagini… qualcosa riuscii anche a disegnarlo, e sì che di scene me ne ero segnate parecchie, mi ricordo.
Oggi, dopo tantissimo tempo, l’ho riletto completamente. E davanti alle creazioni della fantasia, al dispiegarsi delle possibilità oltre il reale, alla varietà di dettagli anche solo accennati, quel piacere rimane immutato.
Ma, fra le righe, ora c’è anche molto altro, passi che mi lasciano assorto, che fanno riflettere più o meno in superficie. Perché, se è vero che la Grande Ricerca di Atreiu è una lunga avventura per trascinarci in Fantàsia, la seconda parte, con un Bastiano sempre più irriconoscibile, è un vero e proprio percorso di crescita, fra desideri e bisogni. E fa male, può fare dannatamente male, leggerlo ora da adulti, passo dopo passo:
“Senza che Bastiano se ne rendesse conto, sorse in lui un nuovo desiderio e a poco a poco prese forma sempre più chiara.
La solitudine, nella quale ormai camminava da molti giorni e da molte notti, fece sì che in lui nascesse il desiderio di appartenere a una comunità, di essere accolto in un gruppo, non come signore, capo o vincitore, o come qualcosa di speciale, ma soltanto come uno fra gli altri, fosse anche il più piccolo e meno importante, comunque come uno che fa naturalmente parte di un gruppo.”
E ancora, qualche tempo dopo, fatta l’esperienza col popolo del Mare delle Nebbie:“Insomma, per loro il singolo non contava nulla. E dal momento che non si distinguevano in alcun modo fra loro, nessuno era insostituibile. Ma Bastiano voleva essere un individuo, un qualcuno, non soltanto uno come tutti gli altri. […] Egli non voleva essere il più grande, il più forte, il più intelligente. Tutte queste cose le aveva ormai lasciate dietro di sé. Aveva una grande nostalgia di essere amato così com’era, buono O cattivo, bello o brutto, stupido o intelligente, con tutti i suoi difetti. o addirittura proprio per questi.
Ma lui com’era, in realtà?
Non lo sapeva più.”
Infine, poco prima di smarrirsi del tutto, di dimenticare non solo il suo passato ma anche il suo nome, uno dei passaggi secondo me fondamentali:“I giorni nella Casa che muta passavano e l’estate durava ancora. Bastiano continuava a lasciarsi viziare e coccolare da Donna Aiuola come un bambino piccolo. Anche i suoi frutti gli piacevano ancora come il primo giorno, ma a poco a poco anche quella grande fame si era saziata. Ora ne mangiava di meno. E lei se ne accorse, senza però dire una sola parola. Anche delle sue cure e della sua tenerezza ora si sentiva sazio. E a mano a mano che il suo bisogno diminuiva, si risvegliava in lui una nostalgia di tutt’altra natura, una bramosia che fino allora non aveva mai provato, completamente diversa da tutti i desideri che aveva conosciuto fino a quel momento: la nostalgia di essere lui ad amare. Con stupore e dolore dovette rendersi conto che non ne era capace. Ma il desiderio di poter amare diventava in lui ogni giorno più forte. E una sera, mentre di nuovo sedeva intorno al tavolo con Donna Aiuola, gliene parlò.
Lei lo ascoltò attentamente, rimase a lungo in silenzio, e il suo sguardo si posava su di lui con un’espressione ch’egli non riusciva a comprendere.
«Adesso hai trovato il tuo ultimo desiderio», disse lei, «la tua vera volontà è quella di amare.»
«Ma perché non ci riesco, Donna Aiuola?»
«Lo potrai soltanto quando avrai bevuto l’Acqua della Vita», rispose, «e non potrai tornare nel tuo mondo senza portarne un po’ a qualcuno.»”
Ed è forse da qui, oltre all’affidarsi completamente all’amicizia di Atreiu, che trae forza la scena del ritorno:“Bastiano raccolse nelle mani a coppa un po’ d’Acqua della Vita e corse rapido verso quella porta. Dietro c’era solo oscurità.
Bastiano vi si gettò dentro, e precipitò nel vuoto.
«Papà!» gridò. «Papà! Io… sono… Bastiano… Baldassarre… Bucci!»”
…anche se, confesso, le auto-agnizioni mi emozionano sempre, pure in contesti diversissimi come questa scena di “Frankenstein Junior”. Scena in cui, a ben guardare, si ripresenta anche la dimensione del “qualcuno” (il “mostro”), da un lato come destinatario di vita, e dall’altro come sostegno al riconoscimento e alla dichiarazione di sé. E, nonostante non mi sovvengano esempi cineletterari così evidenti, resto convinto che il punto cardine del “qualcuno”, rimasto indefinito nello stralcio più su, non risieda tanto nel rapporto figlio ↔ genitore, come in apparenza è per Bastiano, che è pur sempre un bambino di dieci, undici anni, o per il dottore e la sua “creatura”… quanto, piuttosto, nel più ampio e generale “prendersi cura”. E rendersene conto, sì, è proprio questione di “stupore e dolore”.
Sempre a proposito di paralleli, il risultato finale di questo percorso, il nuovo atteggiamento di Bastiano verso le paure, la sua nuova risolutezza, mi ha ricordato anche, per molti versi, quello del ragazzino protagonista di “Pagemaster - L'avventura meravigliosa”, uno dei più bei film/cartoni sui libri che mi sia capitato di vedere, ambientato anch’esso a cavallo fra mondo reale e altrove fantastico (con un’impressionante biblioteca a fare da portale). Se avete bambini che non hanno ancora trovato la loro storia infinita, forse questo piccolo concentrato di classici merita una visione 😉
Che dire ancora?
“«Jattura non dura», dice un antico motto dei Draghi della Fortuna.” E in tanti, penso, ne abbiamo desiderato uno, dopo la lettura di questo indimenticabile metalibro 😍P.S.: perdonate la presunzione del bicolore: voleva esser soltanto un piccolo tributo, per far sorridere chi sa coglierne il riferimento 🤗
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