Divagazioni sul filo
(o delle metarealtà letterarie)
Qualche giorno fa ho finito di leggere “L'altro capo del filo”, di Camilleri, l’ultimo uscito con protagonista Montalbano.
Tralasciando quel che si trova nella nota finale, che ho inavvertitamente visto prima della lettura, e che un po’ si avverte nel romanzo, sia in un dialogo sia in un dettaglio “sospetto”, c’è stata una cosa che mi ha fatto divagare un po'.
Da qualche tempo, infatti, alcuni giallisti della Sellerio, sicuramente anche su… incoraggiamento… dell’editore, si fanno reciprocamente pubblicità, più o meno implicitamente, citando i libri o il personaggio di punta di uno degli altri nel proprio romanzo. Su due piedi ricordo solo Malvaldi che butta lì un riferimento a Rocco Schiavone (di Manzini) nel suo ultimo di Massimo il “barrista”, ad esempio…
“– Povero tesoro. Saltare la cena. Almeno un grado sette della scala Schiavone.
La scala Schiavone era una scala empirica delle rotture di coglioni inventata da un collega di Alice, del quale talvolta la commissaria parlava. L’unica cosa che Massimo aveva capito era che era bene tenersi alla larga da questo tizio, in quanto a) aveva fascino b) portava più merda lui dei vecchietti, girargli intorno era un po’ come tamponare Totò Riina.”
…e la stessa cosa accade qua, quando Montalbano ripensa a una sua lettura serale (ancora con Schiavone):
“Passò ’na sirata tranquilla. Arriniscì macari a liggirisi qualichi bella pagina di un romanzo che aviva come protagonista a un viciquestori romano mannato tra le nivi d’Aosta. Il solo pinsero d’attrovarisi al posto di quel collega gli fici veniri un bripito di friddo lungo la schina. […]
Montalbano pinsò a come avrebbi potuto ’mpiegari quell’orata che gli ristava prima di annari ’n chiesa. S’arricordò del sò collega di carta, quello Schiavone mannato ad Aosta, che la prima cosa che faciva la matina, arrivanno ’n ufficio, era di fumarisi ’no spinello. No, no, non potiva principiare con le droghe liggere alla sò età!”
Comunque sia, riferimenti simili a romanzi realmente esistenti Camilleri ne ha inseriti spesso (Simenon, Poe, M.V. Montalbán, etc), e non è certo l’unico, ma c’è di più: da un commissario che non esiste, in un paese di mare che non esiste, che si addormenta leggendo libri esistenti su realtà inventate (sia rispetto alla sua che alla nostra realtà), da tale commissario, dicevo, Camilleri ha anche “ricevuto” una telefonata assai perentoria, in uno dei vari racconti de “Gli arancini di Montalbano”:
“Il sittantino che, nella nottata romana, stava battendo a macchina, si susì di scatto, andò al telefono preoccupato.
Chi poteva essere a quell’ora?
«Pronto! Chi è?»
«Montalbano sono. Che fai?»
«Non lo sai che faccio? Sto scrivendo il racconto cui tu sei protagonista. […]»”
Ma mentre Malvaldi (ad esempio), abusando un po’ del suo ruolo di narratore onnisciente, approfitta della natura romanzesca della realtà per una pausa di spiegazione sul sampling bias, o per riferirsi a Schiavone come un personaggio reale, Camilleri (ne “La danza del gabbiano”) si diverte per contro a instillare in Montalbano il timore d’incontrare la sua controparte televisiva, uno Zingaretti effettivamente vivente:
“«Non vorrei che mentre ci siamo noi girassero lì qualche episodio della serie televisiva… li fanno proprio in quei posti».
«E che te ne frega, scusa?».
«Come, che me ne frega? E se putacaso mi vengo a trovare faccia a faccia con l’attore che fa me stesso… come si chiama… Zingarelli…».
«Si chiama Zingaretti, non fare finta di sbagliare. Lo Zingarelli è un dizionario. Ma torno a ripetere: che te ne frega? Possibile che tu abbia questi complessi infantili all’età che ti ritrovi?».
«Che c’entra l’età, ora?».
«Eppoi nemmeno vi somigliate».
«Questo è vero».
«Lui è assai più giovane di te».
Arrè con ‘sta granni e grannissima camurria dell’età! Si era fissata, Livia! S’arrisentì. Che ci trasivano la giovintù o la vicchiaia?
«E che minchia significa? Se è per questo, lui è totalmente calvo mentre io ho capelli da vendere!».”
E io, come lettore, mi diverto assai, in tutto questo.
Se a questo punto avete iniziato a pensare ad altri episodi ed autori (non può non venirvi in mente Calvino), e vi siete persi in un mondo letterario di realtà parallele e simulate, be’… vi lascio con una domanda: voi… voi mi state leggendo, giusto? 😁
P.S.: non ditemi che sono pazzo, grazie. Concordereste col mio amico immaginario, la Realtà potrebbe non reggere a tanti paradossi.
Qualunque essa sia. 😁
Postilla (2020)
Come indicato dalla data, questo scritto risale al 2016. Mi piace ripubblicarlo qui per due motivi: l’inserimento di alcune citazioni esplicative, con minimi aggiustamenti al testo originale… e, soprattutto, il notare quanto i punti di contatto personaggio-autore/attore, che evidenziai allora, siano stati alla base di “Riccardino”, il romanzo che ha concluso l’esistenza letteraria di Montalbano. Che non mi è piaciuto molto, vero, ma il secondo motivo, lo ammetto, resta comunque detto con una puntina d’orgoglio.
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