Terry Pratchett - Il tristo mietitore
“Lungo le pareti sono allineati dei segnatempo. Non clessidre, anche se ne hanno la forma. […] Non c’è nemmeno della sabbia dentro. Ci sono dei secondi, che trasformano incessantemente il forse nell’è stato.
Ogni segnatempo ha un nome sopra.
E la stanza è piena del flebile fruscio delle persone che vivono.
Immaginate la scena…” immaginate un’alta figura scura, uno scheletro con la falce, lo stereotipo di Morte, nel Mondo Disco… che si muove fra gli scaffali di questa metafora, in un luogo fuori dal tempo, e recupera le clessidre che sono quasi al termine.
Badate bene, Morte non uccide, non c’è né volontà, né piacere, né giustizia in quello che fa, ovvero accogliere lo spirito di chi è appena morto, alla porta dell’eternità. Le cause del trapasso rimangono sullo zerbino, diciamo così. Dopo, be’… reincarnazione, o Paradiso, o Inferno, non sono di sua competenza.
Anche Morte ha una clessidra. Vuota, da sempre.
O, almeno, finché qualcuno, più in alto, non gliene ha assegnata un’altra. Licenziandola.
Cosa può succedere in un mondo governato dalla magia, se improvvisamente Morte ha una sua breve vita da vivere? E nessuno più raccoglie l’essenza di ogni uomo, animale, o cosa, che prima semplicemente moriva?
Ovviamente, il caos. Un mago zombi suo malgrado, vampiri impacciati, lupi in crisi d’identità, strani carrelli semoventi in centri commerciali ostili… e una inusuale quotidianità di fattoria, dove il nostro protagonista scheletrico prova a reinventarsi al servizio della signorina Flitworth. Nulla di così straordinario in questo, in fondo: Morte non è visibile nella sua vera forma a chi la incontra, a volte non appare neppure, tranne ai gatti, naturalmente… ed è un mietitore “nato”.
Il libro si intitola appunto “Il tristo mietitore”, autore Terry Pratchett, secondo del ciclo di Morte, ma leggibilissimo a sé. E’ soprattutto un fantasy divertente, teatrale, demenziale, anche. Eppure… arrivate quasi alla fine, a come si possa qui prestare il proprio tempo, ai tesori nascosti, a un ultimo ballo, a un incontro lungo la Storia, a una metafora che ne sostituisce un’altra…
E poi ditemi.
P.S.: sì, io ho quasi pianto, ieri notte. Anche rileggendo, ora. Sir Pratchett, di lei non mi fido più. Ma continuerò a leggerla, di quando in quando.
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